venerdì 10 settembre 2010

NOI CHE ABBIAMO VISTO DNIPROPETROVSK (I survived a tour in Ukraine) - Chapter II

KIEV 10/11/12 agosto – Per motivi logistici di tempo/itinerario abbiamo dovuto affrontare la capitale (ove arriviamo col primo nostro spostamento notturno in treno) durante la settimana, da martedì a giovedì, confidando potesse garantire più di altri posti una vita notturna comunque accettabile, speranza poi rivelatasi disattesa.

Come tutte le capitali, Kiev è una città grande, con tutto ciò che ne consegue, diversa da Lviv, visitabile anche questa in un paio di giorni pieni o tre. Da visitare, nell’ordine, la centrale Maydan Nezalezhnosti (piazza dell’Indipendenza) e la Vulytsia Khreshchatyke, l’altrettanto centrale vialone che la taglia in due, tutta l’area tra i monasteri di San Michele e Santa Sofia (visitabili internamente), la zona del Verkhovna Rada (il Parlamento) risalendo un po’ alle spalle della Maydan) per poi proseguire con lo Stadio della Dynamo (quello nuovo della Reppublica lo troviamo in piena ristrutturazione) fino a giungere al monumento dell’Amicizia delle Nazioni per celebrare l’unificazione tra Russa e Ucraina del 1654. La guida si sofferma anche su altre “attrazioni” turistiche che però noi troviamo pressoché poco degne di nota (vedi la riflessione fatta per il cimitero di Lviv di cui sopra). Cattedrale di San Volodymir, Università di Kiev e statua di Lenin (sotto la quale campeggia la tenda ornata delle immancabili bandiere rosse ove all’interno dormono alcuni nostalgici) chiudono l’itinerario. Facciamo una visita anche al locale Museo di Chornobyl, “commemorativo” della nota catastrofe nucleare del 1986. Non molto grande e nulla di trascendentale (credo meglio forse visitare direttamente l’area e la centrale se veramente interessati) ma comunque a suo modo suggestivo con le foto di quei momenti e di parte delle persone e dei bambini che morirono in seguito a quel disastro.

Una giornata la dedichiamo alla visita del complesso di Lavra, il luogo forse più sacro del paese, meta di turisti e pellegrini ortodossi dediti alla purificazione dello spirito. Divisa su due livelli uno superiore e uno inferiore, nel primo vi è un complesso di chiese dalle cupole dorate, il secondo contiene le lugubri grotte costituite da stretti cunicoli visitabili al lume di candela, al cui interno sono presenti le teche con vari monaci mummificati (debitamente ricoperti), sopra le quali alcune fedeli presenti piangono, si disperano e pregano, non senza un nostro certo qual senso di preoccupazione e apprensione. Gillo prova anche a bere l’acqua benedetta e purificatrice che sgorga dai rubinetti di un paio di lavabi in pietra appena ai margini del complesso e pare non abbia avuto poi nessuna disfunzione intestinale ... ma neanche repentine folgorazioni sulla via di Damasco o ravvedimenti spirituali :)

Come detto, la vita notturna non ci arride troppo. Tentiamo la carta del lungo-fiume (Nabrejna) trovando i vari locali “attraccati” sul molo abbastanza vuoti per poi finire in quello che si rivela uno strip-club … poco male, ci rifacciamo gli occhi e passiamo una serata meno peggio di altre :) Un po’ per scelta evitiamo di “perder tempo” nella ricerca in giro per la città delle disco più rinomate ma dove anche ci risulta più dedita la pratica del dress/face-control e il rischio anche qui di trovare vuoto … magari a posteriori sbagliando.

L’ultima sera ci affidiamo al Caribbean, il cui nome e referenze ci evocano ritmi e sapori a noi più consoni. E infatti così è. Lo troviamo solo grazie l’aiuto di tre ragazze (o almeno una sola in quanto le altre non ci filano di striscio) già abbastanza alticce a cui chiediamo lumi per strada e anche loro dirette lì. Il locale non è grandissimo, il deejay dispensa sapientemente salse, merengue, reggaeton e musica latina varia dall’interno do una Cadillac del ’52, il caldo e l’afa sono abbastanza opprimenti nonostante le bocche di aria che sparano direttamente in pista. Il tempo per capire il “giro del fumo” (a proposito, in Ucraina si può fumare nei locali pubblici) e le tre ragazze si sono già dileguate al bancone non degnandoci più del minimo sguardo. Ci buttiamo nelle danze ma, a parte le fugaci attenzioni (debitamente ignorate) di due discutibili bellezze locali anche loro per lo più alticce, non combiniamo molto, salutiamo il Caribbean e Kiev e ce ne torniamo in branda in attesa del treno delle 7 del mattino dopo per Dnipropetrovsk.

Alloggio trovato con http://apartment-kiev.com in posizione centrale vicino la Piazza Indipendenza. Pochi fronzoli, essenziali, ma buon servizio.

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