giovedì 2 settembre 2010

NOI CHE ABBIAMO VISTO DNIPROPETROVSK (I survived a tour in Ukraine) - Chapter I

Genesi – Prima di partire, molti mi chiedevano tra il meravigliato e lo schifato il perché di una vacanza in Ucraina. Adesso che sono tornato molti mi chiedono con insistenza come è andata. Evidentemente l’Ucraina in fondo in fondo evoca quantomeno anche molta curiosità ;) In effetti la scelta ricade su questo paese in seguito a diverse ragioni: 1) per vari motivi sfuma la meta principale inizialmente messa nel mirino: 2) una volta deciso di rimanere in Europa, poche sono ormai le terre inesplorate e l’Ucraina è quella che desta maggiormente la mia curiosità e suggestione 3) ristrettezza di tempi e presenza in loco di contatti che possono aiutare l’impresa. Dopo due anni di separazione “forzata” (nessun impedimento legale), rifaccio coppia con Gillo, l’unico nel giro che ha forse l’incoscienza di seguirmi sempre in queste imprese a volte dal gusto “improbabile”. Si prenotano i voli con arrivo a Lviv e ritorno da Odessa e come sempre si butta giù un itinerario prenotando l’alloggio per i primi giorni, tutto il resto verrà da sé... LVIV 07/08/09 agosto - Arriviamo con volo Carpatair con scalo a Timosoara. L’aeroporto di Lviv è, a suo modo, qualcosa di spettacolare. Arrivando con l’aereo sembra di atterrare in una grande piazza dove campeggia quella che sembra più che altro una piccola stazione dei treni. L’interno è un singolo stanzone dove tutto è rigorosamente in legno e contenente insieme il controllo passaporti (dove gli zelanti funzionari si fanno due risate guardando la foto di Gillo) e il controllo bagagli: due passi e sei già nella sala d’attesa dove troviamo Serhyi (Sergio per gli italiani), il nostro “padrone di casa” che parla anche benissimo l’italiano, altri due passi e sei già fuori la stazion … ehm … l’aeroporto. Purtroppo Sergio ci dice che, visti gli imminenti Campionati Europei di Calcio del 2012, questo aeroporto verrà sostituito da uno più “moderno” (o meglio da un aeroporto vero e proprio direi io  ). Lviv è una città gradevole e piacevole da visitare in 2-3 giorni. Architettonicamente più vicina alla mitteleuropa con forti influenze dalla vicina Polonia, anche per quanto riguarda la vita sociale e il carattere delle persone (un po’ più inclini al rapporto interpersonale). Qui, come in tutta la parte occidentale, è più forte il senso nazionale di indipendenza verso la madre Russia, ci tengono a definirsi “ucraini”, a parlare “ucraino” e non russo e a non rimpiangere il passato comunista. Lo stesso nome della città va pronunciato Lviv se vi trovate da queste parti, mentre è Lvov nella versione russa (che ovviamente qui vi verrà sempre immancabilmente corretta). Arriviamo nel pomeriggio e, svolte le pratiche per sistemarci e acquistati subito con l’aiuto di Sergio i biglietti per il treno Lviv-Kiev da lì a tre giorni (non c’è bisogno di andare in stazione, esiste un’altra biglietteria in centro), pronti via, siamo già fuori in città e rischiamo subito la sbronza pesante, complice anche la stanchezza della lunga giornata di viaggio. Dopo una camminata sulla centralissima Prospekt Svobody (dove abbiamo l’appartamento) dominata dal Teatro dell’Opera e resi i nostri doverosi omaggi all’onnipresente statua di Taras Shevchenko (scrittore-eroe nazionale) approdiamo in un baretto dei vicoli del centro dove ci facciamo due birre facendo conoscenza con la birra locale Lvivske. Mi affaccio all’uscita è lì al tavolino all’aperto ci sono Vladìmir e Bogdan, due simpatici locali sulla cinquantina che pasteggiano a vodka e altri intrugli vari. Ovviamente è un attimo e siamo già invitati al loro tavolo e ci vengono offerti vodka e caffè. Ciancicando il mio russo che cmq è sempre meglio del loro inglese, riusciamo a intrattenerci per un buon 45 minuti con loro arrivando a “parlare” immancabilmente di calcio, finché il buon Vladìmir mi dice di aspettare che ha un regalo per me da prendere a casa sua e torna orgogliosissimo dopo 10 minuti con la sciarpa del Karpati, la squadra di calcio locale e me ne fa dono. Intanto dal caldo torrido si è passati alla pioggia. Seguendo gli itinerari consigliati dalla Lonely Planet, va segnalato che il castello che dovrebbe essere ai picchi di un colle cittadino in realtà non c’è (o non c’è più) e il tutto si esaurisce in un vessillo nazionale issato da un picco da dove si “gode” del panorama cittadino. Lì comunque conosciamo Silvia e Gerli, la prima spagnola la seconda estone, che vivono a Londra e che stanno seguendo anche loro lo stesso itinerario. Proseguiamo con loro la giornata e la serata raggiunti poi anche da Sergio per la visita al festival Folk che si tiene al Museo “open air” di architettura popolare e vita rurale, la cena e quattro salti in un disco-pub cittadino. Altra segnalazione della guida, la visita al cimitero Lichakivske ove vengono conservate, tra le altre, le spoglie di alcuni personaggi celebri della storia nazionale, politici (Ivan Franko), sportivi (Viktor Chukarin) o del mondo della cultura (la cantante lirica Sollomiyha Krushlenytska). Ovviamente il fatto che una guida turistica (anche tra le più affidabili) segnali un cimitero come luogo di interesse locale può indurre qualcuno a tirare le proprie legittime conclusioni circa la “bontà turistica” del luogo in questione. Proseguendo nell’itinerario, tra le varie chiese, da segnalare le fortificazioni medievali nel cui cortile si trovano la Chiesa e il Monastero bernardini e i numerosi matrimoni che si svolgono in città, a volte anche in serie uno dopo l’altro nella stessa chiesa … con la crisi matrimoniale che c’è in Italia! Decidiamo di acquistare nella biglietteria di cui sopra anche i biglietti del treno Kiev-Dnipropetrovsk tanto per metterci al sicuro da sorprese e, tanto per non sbagliarci, siccome stavolta siamo da soli opto per chiedere spudoratamente l’aiuto di una ragazza seduta in attesa e che conosce sufficientemente l’inglese … da soli sarebbe stata impresa davvero ardua! (e comunque lo è anche con l’ausilio della giovane “volontaria”)
La sera del treno per Kiev ovviamente comincia a diluviare pesantemente 50 metri prima del nostro ingresso in stazione e, sempre ovviamente, la nostra carrozza NON è tra quelle al riparo. Anche la severissima capo-vagone deve cedere davanti all’evidente nostra impossibilità a salire direttamente dal nostro vagone, in compenso dobbiamo farci quasi tutto il treno con i bagagli nello strettissimo corridoio in un bagno misto di sudore e pioggia. Seguono mie imprecazioni mentre mi faccio largo smoccolando tra gli altri passeggeri che, altrettanto ovviamente, si guardano bene dal liberare il passaggio al mio arrivo.
Vita serale discreta, senza esagerare. Abbiamo "testato" le discoteche Fashion, che passa per essere quella più "in" e dove l'età e l'avvenenza delle ragazze sono più alte (ovviamente noi risultiamo invisibili alle astanti) e il Millennium, dove ci buttiamo a notte inoltrata trovandola praticamente semivuota, frequentata più che altro da un'età media più bassa.
Alloggio tramite http://www.viaggiolviv.com : gestisce il tutto Serhyi (per gli italiani Sergio di cui sopra), un ragazzo giovane e simpatico che parla anche italiano; può fare da guida, servizio transfer e altro che possa servire, anche se non è il turismo la sua attività principale. A noi ha fornito un bell’appartamento in pieno centro (Prospekt Svobody) con vista sul Teatro dell’Opera.

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