martedì 21 settembre 2010

NOI CHE ABBIAMO VISTO DNIPROPETROVSK (I survived a tour in Ukraine) - Chapter IV

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YALTA E LA CRIMEA 16/17/18/19 agosto - Andare in tour in Ucraina e non visitare la Crimea immagino sia un po’ come “andare a Roma e non vedere il papa”, anche se, forse, a posteriori il posto non vale tutte le fatiche che si compiono per raggiungerla. Il nodo ferroviario cruciale di approdo e ripartenza è Simferopoli, da dove partono e arrivano poi tutte le varie marschurtke e ogni altro mezzo per le varie località della regione. Noi vi arriviamo dopo un viaggio notturno da tregenda di 8 ore, in cui la capo-vagone si ostina con modi bruschi a tenere i finestrini chiusi mentre all’interno non va neanche quel minimo sindacale di aria condizionata che solitamente forniscono questi treni. Eccomi quindi a smoccolare in ogni lingua (tranne il russo : ) ) per il corridoio contro l’intransigente capo-vagone, mentre la signora che siede con noi nello scompartimento non capisce le parole ma ne intuisce benissimo senso e portata abbozzando un timido “Sorry, this is Ukraine”. Tento un paio di volte di prendere sonno nello scompartimento ma alla prima fuggo nel corridoio in crisi respiratoria e alla seconda in un bagno di sudore, coi due nostri coinquilini (la signora di cui sopra e un altro uomo sulla 40na) che hanno preso oltretutto a russare sonoramente, come se non bastassero gli agghiaccianti colpi di mortaio e il rumore di ferraglia che si sentono provenire da sotto il vagone ogni qualvolta si accenni ad una frenata o timida ripartenza. Vado deciso ad aprire il finestrino del corridoio per prendere una boccata d’aria, noncurante della capo-vagone e deciso a colpirla fortissimo in pieno volto non appena avesse pronunciato una sola sillaba nei miei confronti. Per fortuna, vista l’ora, neanche lei è in giro per lo scompartimento e intanto mi chiedo come Gillo possa dormire sereno all’interno del vagone o se piuttosto sia ancora vivo. Scopro solo dopo che anche lui sta soffrendo le pene dell’inferno. Lo sfinimento e alcuni stratagemmi mi inducono a un minimo di sonno prima del nostro arrivo a Simferopoli di primissima mattina. Fresco come una rosa (come si può facilmente immaginare), da lì ci dirigiamo subito a Yalta intrappolati nei sedili di una delle numerose marshurtke che troviamo fuori la stazione e vi arriviamo già a metà mattinata, in tempo anche per risolvere la questione alloggio (impossibile prenotare con anticipo un alloggio a Yalta ad agosto se non forse in costosi hotels). “Risolvere la questione alloggio” a Yalta in agosto vuol dire affidarsi a una delle numerose babushke (signore) che si trovano al di fuori della stazione di arrivo con cartelli o foglietti con scritto Komnata o Kvartira (camera, appartamento) e incrociare le dita, esattamente come facciamo anche noi. Veniamo scortati non molto lontano in quella che poi scopriamo essere proprio la casa di una signora e della sua famiglia e ad un prezzo nettamente inferiore alla media otteniamo l’uso di due camere con due letti e del bagno in comune con il resto della famiglia :) Accettiamo facendoci forza e scoprendo poi ad uno sguardo più attento che la seconda camera col secondo letto (che si prende il buon Gillo) non è altro che il balcone esterno della prima camera, coperto e adibito a camera e tenuto separato dal resto del balcone (che dà su altre stanze a noi proibite) da un semplice armadio che neanche copre tutta la larghezza del balcone stesso. Il tutto senza aria condizionata ma col solo uso, sempre in due, di una piccolo ventilatore che però si rivelerà fondamentale. Yalta è la località ucraina di villeggiatura per eccellenza di russi e ucraini i quali vi emigrano in massa insieme a interi gruppi familiari per passarvi l’estate. A parte sole e qualche spiaggia, di per sé la città non ha un granché da offrire turisticamente parlando, ma da qui è possibile partire alla volta di varie escursioni sparse in tutta la regione, turisticamente più interessante. La vita sociale soprattutto serale si concentra lungo il lungomare, con la onnipresente statua di Lenin (che qui a dire il vero un po’ stona col contesto) e dove si passeggia, si mangia, si canta e si balla in compagnia di ogni saltimbanco possibile e immaginabile … tutto è scientemente pensato per sfilare quattrini al turista :) Ai due estremi si trovano il McDonald’s e qualche discoteca o locale serale. Il primo giorno riusciamo a fatica ad acquistare sul molo due biglietti per il traghetto verso il Nido di Rondine (Lastochkino Gnizdo), un castelletto/torretta a picco sulla scogliera, simbolo turistico di tutta la Crimea e spudorata trappola per turisti ma dall’indubbio suggestivo scenario (se non fosse per un eco-mostro ben visibile proprio sul colle alle sue spalle!). Si raggiunge arrivando col traghetto e salendo a piedi sulla cima della scogliera scansando bancarelle e baretti ed ha motivo di essere ammirato solo dall’esterno, in quanto all’interno vi è un ristorante … italiano! La visita di per sé non porta via molto tempo in quanto il castello e veramente piccolo e dopo il florilegio di foto di rito si può riscendere e ingaggiare la lotta con gli altri turisti per accaparrarsi i posti sul primo battello utile per il ritorno (anche se in teoria gli orari sono definiti sul biglietto). Il secondo giorno ci affidiamo ad una escursione guidata (acquistabile in uno degli sgabbiotti presenti sempre sul lungomare) e visitiamo il Palazzo di Alupka (residenza di Churchill durante la conferenza di Yalta del 1945) con annesso parco. Ovviamente realizziamo subito che siamo gli unici non-russi del gruppo e che, pare scontato, l’intero tour sarà tenuto in rigorosa lingua russa! Le difficoltà della lingua da queste parti sono testimoniate anche dal fatto che la guida (una piacente e risoluta signora sulla 40-45na) non abbia la benché minima padronanza della lingua inglese tanto da andare nel panico ogni qualvolta ci deve comunicare che facciamo una pausa e ci saremmo rivisti da lì a 10 minuti … e meno male che è una guida turistica .. figuratevi la gente comune! Durante il tour più volte io e Gillo ci guardiamo in faccia perplessi, a cominciare dal tragitto sul bus, ogniqualvolta la nostra guida ci narra la bellezza del panorama di quei luoghi e dei numerosi “sanatori” (centri termali della ex unione sovietica) della zona; sarà … ma a noi sembrano altrettanti eco-mostri che invece di esaltare il paesaggio lo svalutano dal punto di vista paesaggistico. Arrivando al Palazzo inizia tutto un tour “botanico” nel parco, con spiegazioni dettagliatissime e prolungate (sempre in rigoroso russo) di ogni albero presente .. altri sguardi perplessi tra me e Gillo mentre gli autoctoni sparano raffiche di foto in ogni posa immaginabile (alla fine del tour scopriremo che i russi, e specialmente le ragazze, vanno letteralmente in estasi quando si tratta di posare per delle foto spesso e volentieri al cospetto di fondali per lo più insignificanti; in particolare sono prediletti tronchi d’albero e aiuole in fiore). Il top lo raggiungiamo quando il gruppo si ferma al cospetto di un ammasso di pietre a mò di cava e la guida parte con 20 minuti di spiegazione mentre ovviamente a tutti non pare vero di poter realizzare un book fotografico davanti siffatta attrazione …. Mah! Capiamo che forse rappresentano le pietre usate per la costruzione del palazzo o parte di questo, la fotografo anch’io più che altro per documentare visivamente tanta pochezza. La visita continua all’interno del palazzo e appena fuori nei suoi bei giardini, per poi venire riportati alla base alla sera. Per l’altra giornata decidiamo di fare da soli (quanto mai!) e decidiamo di visitare il Palazzo di Livadia (Livadia Dvorets), ovvero il luogo che ha ospitato la Conferenza di Yalta del 1945. E’ raggiungibile con una semplice marschutka cittadina (mi sembra n°11) ed è sempre sulla strada percorsa il giorno prima per Alupka, ma quando vi arriviamo (dopo il fuoco di fila delle bancarelle) nonostante quanto riportato dalla nostra guida facciamo la illuminante scoperta che … è giorno di chiusura!!! Gillo, per cui il Palazzo pare essere l’unica cosa veramente interessante da visitare in Crimea e forse in tutta l’Ucraina, ha un cedimento di nervi da cui non si riprenderà più fino alla fine del viaggio, maledendo da lì in poi l’universo, il mondo e l’Ucraina in particolare : ) . Non ci resta che guardarci il Palazzo dall’esterno e circumnavigarlo camminando nel suo parco, mangiarci un paio di frittelloni tipici locali (di carne o formaggio) in un bar vicino e fare mesto ritorno a Yalta. Nonostante il luogo vacanziero, anche qui la vita serale ci sorprende in negativo. Prima serata in una disco che, pare, vada per la maggiore (non ricordo il nome): vuota! Consumiamo qualche alcolico e poi fuori. Seconda serata al Varadero, locale sulla spiaggia alla fine del lungomare. Qui la situazione è leggermente migliore, ma i presenti sembrano tutti invasati intenti a ballare (nonostante gli senari che il nome del posto vorrebbe evocare) al ritmo della “tunze-tunze” più spietata. Ci prendiamo un tavolo da dove risultiamo assolutamente invisibili a tutti tranne che al cameriere che ci viene a rompere i maroni ogni 5 minuti. Ultima sera puntiamo al Matrix, appena sopra il Varadero all’interno di un super-Hotel. Consta di due piani, al primo c’è la disco, al secondo il night/strip club. All’entrata uno dei buttafuori di guardia pretende una “mazzetta” aggiuntiva di 100 grivnas (oltre il biglietto di entrata già di per sé costoso per gli standards locali) per farmi entrare con la scusa che sono in jeans corti e millantando la presenza all’interno di ragazze celestiali. Morale: sia nella disco che nel nightclub non c’è praticamente nessuno e l’unico presente è pure in canotta! La delusione è tale da farmi addirittura rintuzzare le avances di una spogliarellista che mi raggiunge al bancone mentre a capo chino consumo svogliatamente il mio mojito. Ormai totalmente sconsolati, io e Gillo abbandoniamo definitivamente ogni velleità festaiola, chiedendoci dove diavolo passino la notte i vacanzieri di Yalta e desiderosi solo di lasciare la città, non prima di essermi tolto all’uscita del locale un “sassolino” verbale dalla scarpa col buttafuori di cui sopra. HTML clipboardHTML clipboardHTML clipboardHTML clipboardHTML clipboardHTML clipboardHTML clipboardHTML clipboardHTML clipboardHTML clipboard

In definitiva, come detto, credo che andando in Ucraina la Crimea vada visitata, ma la nostra impressione è che sia abbastanza sopravvalutata, sia sotto l’aspetto puramente turistico che sotto quello squisitamente “ludico”.

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