lunedì 27 settembre 2010

NOI CHE ABBIAMO VISTO DNIPROPETROVSK (I survived a tour in Ukraine) - (Last) Chapter V

ODESSA 20/21/22/23 agosto - Dopo la tragica esperienza del treno notturno Dnipropetrovsk-Simferopoli, notevole è il nostro timore nell'affrontare l'ultimo tratto del nostro tour: la 13-ore notturna Simferopoli-Odessa! Fortunatamente questa volta il treno si rivela accettabile e anche la compagnia nel vagone-letto (una irrequieta adolescente in compagnia della sua arzilla nonna) si rivela quantomento divertente. Facciamo anche conoscenza con una ragazza ucraina con trascorsi italiani e passiamo buona parte delle prime ore a chiacchierare con lei. Ad Odessa ci attende una dinamica signora sulla 55-60na che ci ha segnalato il buon Sergio di Lviv per trovare alloggio ad Odessa. Anche lei parla molto bene l'italiano e ci accompagna all'Hotel che ha trovato per noi in pieno centro di fronte al mega centro commerciale Afina. Curiosità: lo stabile e quello di fianco sono ancora in ristrutturazione e completamento e l'impovvisata reception è una stanza al primo piano nella quale c'è anche chi stira e dove vengono accumulati insieme panni e parcheggiate biciclette! :) tanto che ancora adesso ignoro totalmente il nome dell'Hotel :) La camera è nuova ma spartana, con TV e frigo ma priva di comodini ove appoggiare alcunchè e la finestra che, oltre al cornicione "friabile", dà direttamente sui lavori del palazzo di fianco :) Ovviamente nessuno del personale parla un accettabile inglese (e ti pareva!) così sistemiamo la burocrazia con l'aiuto della signora e, visto che la nostra camera deve essere ancora preparata, partiamo con lei per un giro mattutino della città con colazione annessa. A conti fatti questo risulterà anche il miglior tour della città in quanto di prima mattina le strade sono ancora pressocchè deserte (ci renderemo conto solo poi della folla di turisti e locali che popola la città) e l'affabile signora, oltre scroccarci la colazione, ci mostra in 2/3 orette scarse già quasi tutte le principali attrazioni locali, erudendoci con note storiche, architettoniche, letterarie e quant'altro. Arriviamo anche al cospetto della famigerata Scalinata Potemkin, ma lì ci fermiamo riservando alla discesa e risalita della stessa l'ultimissimo atto solenne di tutto il nostro tour. Odessa si rivela una città molto gradevole e vivace, frutto delle più disparate culture e dei popoli più diversi. Nel corso dei secoli, qui hanno infatti transitato italiani, greci, francesi, turchi, russi e quant'altro, ciascuno lasciando ben visibili i segni del loro passaggio, anche nella gente stessa che la popola. Varie infatti sono le etnie e le tipologie che si incontrano lungo le strade; tutto ciò fa di Odessa il "melting-pot" ucraino e forte è l'atmosfera cosmolpolita che vi si respira e l'impressione di essere in una città davvero diversa dalle alte finora visitate. Il tour cittadino comincia giocoforza dalla centralissima Vulytsya Derybasivska, la via commerciale più importante, via-vai incessante di gente, bancarelle, bar e ristoranti, fulcro della vita cittadina e lungo la quale si trova il Gorodskoy Sad (il giaridno pubblico); si prosegue con la cattedrale Preobrazhensky (Cattedrale della Trasfigurazione), il Teatro dell'Opera e del Balletto, gioiello architettonico della città; in rapida sequenza il Municipio con di fronte la statua di Pushkin e il viale alberato Bulvar Prymorsky, fino a raggiungere la statua del duca di Rechelieu (primo governatore di Odessa) proprio di fronte la già citata Scalinata Potemkin, la quale a sua volta dà direttamente sul Porto cittadino, anch'esso meritevole di una passeggiata, magari notturna. Si prosegue con il Palazzo Vorontsov e il ponte pedonale Tyoshchyn Most (Ponte della Suocera) per poi finire in Ploshcha Yekaterynynska con la statua, appunto, di Caterina la Grande, imperatrice e fondatrice della città nonchè, stando alla storia, una che "si dava particolarmente da fare" :)) (lo stesso generale Grygory Potemkin fu uno dei suoi amanti, i "migliori" quattro dei quali sono rappresentati proprio ai suoi piedi con lei nella statua). Da segnalare per l'architettura anche la stazione dei treni (Vokzhal) e l'attiguo Privozh Rinok (mercato-labirinto rionale). Un pomeriggio ci spingiamo mezzo marshurtka anche ai margini della città a visitare il ben più vasto mercato "7-Chilometri" , così chiamato per la sua distanza dalla città, il più grande mercato (recita la guida) di tutto il territorio dell'ex Unione Sovietica. In effetti la sua vastità è ragguardevole e appena entrati si è leggermente spaesati; sembra di essere all'interno di un gigantesco labirinto e tutt'intorno si alternano persone e merci più disparate; ogni "bancone" non è altro che un container all'interno dei quali la merce viene esposta e che ogni giorno vengono aperti e richiusi senza tanti dispendi di energie :) Ovviamente, qui no, non vi è nemmeno l'ombra di un turista! Una giornata la dedichiamo anche alla spiaggia: ce n'è una più vicina alla città, la Lanzheron, dove noi però non andiamo e poi le più famose alle quali si accede dalla famosa Arkadia, una sorta di Paese dei Balocchi cittadino costituito da un'ampia area adibita esclusivamente allo svago diurno sulle spiagge e notturno negli svariati locali, bar e discoteche che si susseguono uno fianco all'altro. L'ultima giornata ci rechiamo in auto in compagnia di una nostra amicizia locale alla Belgorod-Dnestrovskaja krepost, ovvero la Rocca dell'antica città di Tira, distante da Odessa circa 80 kilometri. La visita è interessante ma è senz'altro da intraprendere unicamente se fermi ad Odessa per diversi giorni e avendo già visitato tutto della città, anche perchè non credo esistano dei servizi bus che vi organizzano escursioni. La gita fuori porta risulta comunque interessante anche per attraversare e visionare tutta l'area circostante, fatta di diverse piccole località balneari esclusivamente per russi e locali. Al ritorno abbiamo giusto il tempo per compiere l'ultimo e definitivo atto solenne della visita alla città e, direi, di tutto il tour: la discesa e risalta della Scalinata Potemkin!!! :) Caso vuole che proprio il 24 agosto sia festa di Indipendenza nazionale, quindi lungo la scalinata (e in giro per la città) ci sorbiamo anche tutti i festeggiamenti, inni nazionali e sbandieramenti solenni del caso :) Data la presenza della suddetta Arkadia, la nightlife locale è abbastanza movimentata. Dopo una prima serata passata in città, infatti, consumiamo le altre nottate proprio all'Arkadia, facilmente raggiungibile in una 10na di minuti coi mezzi pubblici o con un taxi quando questi cessano l'attività, e segnatamente nelle discoteche che vanno per la maggiore, ovvero Ibiza e Itaka (classici discoteconi all'aperto con spettacoli e animazione) e un'altra di cui non ricordo il nome, dove ci trasciniamo stancamente l'ultima notte prima della levataccia per il volo che ci riporta a casa. EPILOGO : L'Ucraina era un "pallino" che da tempo volevo soddisfare, cosa che credo di aver fatto con questo tour e ne sono quindi comunque contento. Per vari motivi forse non rimarrà per me una vacanza indimenticabile e rimane il sentore che, forse, non vale interamente le fatiche e le tribolazioni di tutto un intero tour di 2 o 3 settimane. Le sensazioni più positive rimangono legate, ovviamente personalmente, alle città di Lviv e Odessa, unici posti in cui forse tornerei ma unicamente per passarvi un weekend. Ma come dice giustamente la canzone "Il viaggiatore viaggia solo e non lo fa per tornare contento ..." quindi Прощавай Україні !!! :)

martedì 21 settembre 2010

NOI CHE ABBIAMO VISTO DNIPROPETROVSK (I survived a tour in Ukraine) - Chapter IV

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YALTA E LA CRIMEA 16/17/18/19 agosto - Andare in tour in Ucraina e non visitare la Crimea immagino sia un po’ come “andare a Roma e non vedere il papa”, anche se, forse, a posteriori il posto non vale tutte le fatiche che si compiono per raggiungerla. Il nodo ferroviario cruciale di approdo e ripartenza è Simferopoli, da dove partono e arrivano poi tutte le varie marschurtke e ogni altro mezzo per le varie località della regione. Noi vi arriviamo dopo un viaggio notturno da tregenda di 8 ore, in cui la capo-vagone si ostina con modi bruschi a tenere i finestrini chiusi mentre all’interno non va neanche quel minimo sindacale di aria condizionata che solitamente forniscono questi treni. Eccomi quindi a smoccolare in ogni lingua (tranne il russo : ) ) per il corridoio contro l’intransigente capo-vagone, mentre la signora che siede con noi nello scompartimento non capisce le parole ma ne intuisce benissimo senso e portata abbozzando un timido “Sorry, this is Ukraine”. Tento un paio di volte di prendere sonno nello scompartimento ma alla prima fuggo nel corridoio in crisi respiratoria e alla seconda in un bagno di sudore, coi due nostri coinquilini (la signora di cui sopra e un altro uomo sulla 40na) che hanno preso oltretutto a russare sonoramente, come se non bastassero gli agghiaccianti colpi di mortaio e il rumore di ferraglia che si sentono provenire da sotto il vagone ogni qualvolta si accenni ad una frenata o timida ripartenza. Vado deciso ad aprire il finestrino del corridoio per prendere una boccata d’aria, noncurante della capo-vagone e deciso a colpirla fortissimo in pieno volto non appena avesse pronunciato una sola sillaba nei miei confronti. Per fortuna, vista l’ora, neanche lei è in giro per lo scompartimento e intanto mi chiedo come Gillo possa dormire sereno all’interno del vagone o se piuttosto sia ancora vivo. Scopro solo dopo che anche lui sta soffrendo le pene dell’inferno. Lo sfinimento e alcuni stratagemmi mi inducono a un minimo di sonno prima del nostro arrivo a Simferopoli di primissima mattina. Fresco come una rosa (come si può facilmente immaginare), da lì ci dirigiamo subito a Yalta intrappolati nei sedili di una delle numerose marshurtke che troviamo fuori la stazione e vi arriviamo già a metà mattinata, in tempo anche per risolvere la questione alloggio (impossibile prenotare con anticipo un alloggio a Yalta ad agosto se non forse in costosi hotels). “Risolvere la questione alloggio” a Yalta in agosto vuol dire affidarsi a una delle numerose babushke (signore) che si trovano al di fuori della stazione di arrivo con cartelli o foglietti con scritto Komnata o Kvartira (camera, appartamento) e incrociare le dita, esattamente come facciamo anche noi. Veniamo scortati non molto lontano in quella che poi scopriamo essere proprio la casa di una signora e della sua famiglia e ad un prezzo nettamente inferiore alla media otteniamo l’uso di due camere con due letti e del bagno in comune con il resto della famiglia :) Accettiamo facendoci forza e scoprendo poi ad uno sguardo più attento che la seconda camera col secondo letto (che si prende il buon Gillo) non è altro che il balcone esterno della prima camera, coperto e adibito a camera e tenuto separato dal resto del balcone (che dà su altre stanze a noi proibite) da un semplice armadio che neanche copre tutta la larghezza del balcone stesso. Il tutto senza aria condizionata ma col solo uso, sempre in due, di una piccolo ventilatore che però si rivelerà fondamentale. Yalta è la località ucraina di villeggiatura per eccellenza di russi e ucraini i quali vi emigrano in massa insieme a interi gruppi familiari per passarvi l’estate. A parte sole e qualche spiaggia, di per sé la città non ha un granché da offrire turisticamente parlando, ma da qui è possibile partire alla volta di varie escursioni sparse in tutta la regione, turisticamente più interessante. La vita sociale soprattutto serale si concentra lungo il lungomare, con la onnipresente statua di Lenin (che qui a dire il vero un po’ stona col contesto) e dove si passeggia, si mangia, si canta e si balla in compagnia di ogni saltimbanco possibile e immaginabile … tutto è scientemente pensato per sfilare quattrini al turista :) Ai due estremi si trovano il McDonald’s e qualche discoteca o locale serale. Il primo giorno riusciamo a fatica ad acquistare sul molo due biglietti per il traghetto verso il Nido di Rondine (Lastochkino Gnizdo), un castelletto/torretta a picco sulla scogliera, simbolo turistico di tutta la Crimea e spudorata trappola per turisti ma dall’indubbio suggestivo scenario (se non fosse per un eco-mostro ben visibile proprio sul colle alle sue spalle!). Si raggiunge arrivando col traghetto e salendo a piedi sulla cima della scogliera scansando bancarelle e baretti ed ha motivo di essere ammirato solo dall’esterno, in quanto all’interno vi è un ristorante … italiano! La visita di per sé non porta via molto tempo in quanto il castello e veramente piccolo e dopo il florilegio di foto di rito si può riscendere e ingaggiare la lotta con gli altri turisti per accaparrarsi i posti sul primo battello utile per il ritorno (anche se in teoria gli orari sono definiti sul biglietto). Il secondo giorno ci affidiamo ad una escursione guidata (acquistabile in uno degli sgabbiotti presenti sempre sul lungomare) e visitiamo il Palazzo di Alupka (residenza di Churchill durante la conferenza di Yalta del 1945) con annesso parco. Ovviamente realizziamo subito che siamo gli unici non-russi del gruppo e che, pare scontato, l’intero tour sarà tenuto in rigorosa lingua russa! Le difficoltà della lingua da queste parti sono testimoniate anche dal fatto che la guida (una piacente e risoluta signora sulla 40-45na) non abbia la benché minima padronanza della lingua inglese tanto da andare nel panico ogni qualvolta ci deve comunicare che facciamo una pausa e ci saremmo rivisti da lì a 10 minuti … e meno male che è una guida turistica .. figuratevi la gente comune! Durante il tour più volte io e Gillo ci guardiamo in faccia perplessi, a cominciare dal tragitto sul bus, ogniqualvolta la nostra guida ci narra la bellezza del panorama di quei luoghi e dei numerosi “sanatori” (centri termali della ex unione sovietica) della zona; sarà … ma a noi sembrano altrettanti eco-mostri che invece di esaltare il paesaggio lo svalutano dal punto di vista paesaggistico. Arrivando al Palazzo inizia tutto un tour “botanico” nel parco, con spiegazioni dettagliatissime e prolungate (sempre in rigoroso russo) di ogni albero presente .. altri sguardi perplessi tra me e Gillo mentre gli autoctoni sparano raffiche di foto in ogni posa immaginabile (alla fine del tour scopriremo che i russi, e specialmente le ragazze, vanno letteralmente in estasi quando si tratta di posare per delle foto spesso e volentieri al cospetto di fondali per lo più insignificanti; in particolare sono prediletti tronchi d’albero e aiuole in fiore). Il top lo raggiungiamo quando il gruppo si ferma al cospetto di un ammasso di pietre a mò di cava e la guida parte con 20 minuti di spiegazione mentre ovviamente a tutti non pare vero di poter realizzare un book fotografico davanti siffatta attrazione …. Mah! Capiamo che forse rappresentano le pietre usate per la costruzione del palazzo o parte di questo, la fotografo anch’io più che altro per documentare visivamente tanta pochezza. La visita continua all’interno del palazzo e appena fuori nei suoi bei giardini, per poi venire riportati alla base alla sera. Per l’altra giornata decidiamo di fare da soli (quanto mai!) e decidiamo di visitare il Palazzo di Livadia (Livadia Dvorets), ovvero il luogo che ha ospitato la Conferenza di Yalta del 1945. E’ raggiungibile con una semplice marschutka cittadina (mi sembra n°11) ed è sempre sulla strada percorsa il giorno prima per Alupka, ma quando vi arriviamo (dopo il fuoco di fila delle bancarelle) nonostante quanto riportato dalla nostra guida facciamo la illuminante scoperta che … è giorno di chiusura!!! Gillo, per cui il Palazzo pare essere l’unica cosa veramente interessante da visitare in Crimea e forse in tutta l’Ucraina, ha un cedimento di nervi da cui non si riprenderà più fino alla fine del viaggio, maledendo da lì in poi l’universo, il mondo e l’Ucraina in particolare : ) . Non ci resta che guardarci il Palazzo dall’esterno e circumnavigarlo camminando nel suo parco, mangiarci un paio di frittelloni tipici locali (di carne o formaggio) in un bar vicino e fare mesto ritorno a Yalta. Nonostante il luogo vacanziero, anche qui la vita serale ci sorprende in negativo. Prima serata in una disco che, pare, vada per la maggiore (non ricordo il nome): vuota! Consumiamo qualche alcolico e poi fuori. Seconda serata al Varadero, locale sulla spiaggia alla fine del lungomare. Qui la situazione è leggermente migliore, ma i presenti sembrano tutti invasati intenti a ballare (nonostante gli senari che il nome del posto vorrebbe evocare) al ritmo della “tunze-tunze” più spietata. Ci prendiamo un tavolo da dove risultiamo assolutamente invisibili a tutti tranne che al cameriere che ci viene a rompere i maroni ogni 5 minuti. Ultima sera puntiamo al Matrix, appena sopra il Varadero all’interno di un super-Hotel. Consta di due piani, al primo c’è la disco, al secondo il night/strip club. All’entrata uno dei buttafuori di guardia pretende una “mazzetta” aggiuntiva di 100 grivnas (oltre il biglietto di entrata già di per sé costoso per gli standards locali) per farmi entrare con la scusa che sono in jeans corti e millantando la presenza all’interno di ragazze celestiali. Morale: sia nella disco che nel nightclub non c’è praticamente nessuno e l’unico presente è pure in canotta! La delusione è tale da farmi addirittura rintuzzare le avances di una spogliarellista che mi raggiunge al bancone mentre a capo chino consumo svogliatamente il mio mojito. Ormai totalmente sconsolati, io e Gillo abbandoniamo definitivamente ogni velleità festaiola, chiedendoci dove diavolo passino la notte i vacanzieri di Yalta e desiderosi solo di lasciare la città, non prima di essermi tolto all’uscita del locale un “sassolino” verbale dalla scarpa col buttafuori di cui sopra. HTML clipboardHTML clipboardHTML clipboardHTML clipboardHTML clipboardHTML clipboardHTML clipboardHTML clipboardHTML clipboardHTML clipboard

In definitiva, come detto, credo che andando in Ucraina la Crimea vada visitata, ma la nostra impressione è che sia abbastanza sopravvalutata, sia sotto l’aspetto puramente turistico che sotto quello squisitamente “ludico”.

venerdì 17 settembre 2010

NOI CHE ABBIAMO VISTO DNIPROPETROVSK (I survived a tour in Ukraine) - Chapter III

DNIPROPETROVSK 13-14-15 agosto - “Cosa andate a fare a Dnipropetrovsk?” , “Perché siete andati a Dnipropetrovsk!?”. Queste sono le domande più frequenti che subito ci vengono poste dai locali non appena descriviamo il nostro itinerario, fatto o da fare, il tutto accompagnato da espressioni miste tra l’incredulo e il compassionevole nei nostri confronti. In effetti, ci si impiega forse più tempo a pronunciare correttamente il nome di questa città che a visitare tutto ciò che può offrire di interessante.

Noi transitiamo da questa città (ove arriviamo con un treno mattutino) anche vista la presenza di un’amicizia locale che ci farà ottenere i biglietti del treno per la Crimea e successivamente da questa per Odessa (in quanto ufficialmente già tutti venduti :) ). Molto gioca anche quel certo “gusto del proibito” proprio dei bambini che induce a fare una cosa proprio quando viene proibita o sconsigliata dai più, oltre che il poter dire di essere stati “ai confini della realtà, laggiù dove nessun altro essere umano sia mai stato prima”

L’aspetto comunque interessante è vedere, dopo Lviv e Kiev, una città ulteriormente diversa in tutte le sue sfaccettature, nel bene e soprattutto nel male :) Qui si comincia a respirare decisamente di più l’atmosfera ex-sovietica, la gente è meno nazionalista e molto più di buon grado accetta la lingua russa, anche in quanto di origine o radici proprio russe. Di interesse tutto il lungo-fiume e la maestosità del fiume Dnepr, ma il centro è un coacervo di via-vai di persone e mezzi senza un preciso piano regolatore, dove campeggiano uno fianco all’altro il modernissimo centro commerciale MOST (e l’attiguo grattacielo residenziale) e altre costruzioni fatiscenti o in demolizione. Il resto è tutto scarsamente o addirittura per nulla illuminato.

Mezzo marshurtka (furgoncini cittadini diffusi in tutta l’Ucraina e non solo, che si prendono al volo e si pagano direttamente all’autista all’atto della salita o discesa o nelle mani di un volenteroso che decide di raccogliere i soldi per tutti), ci spingiamo un giorno anche fin dall’altra parte della città attraverso uno dei ponti che sorvolano il fiume Dnepr e andiamo a visitare …. un centro commerciale! :) Torna comunque buono per mangiare qualcosa e ripararci dalla canicola cittadina.

Nightlife consumata in una discoteca/tunnel nei pressi del lungo-fiume trovata un po’ per caso seguendo la musica sparata in aria a svariati decibel da un barettino attiguo e di cui non ho capito il nome (forse SCANAL) ove si consuma anche un addio al nubilato con invitate in rigoroso mini-gonnellino da sturbo ed esibizione finale di due (discutibili) ballerini/spogliarellisti che lasciano pressoché in mutande la futura sposa oltre che metterle le mani un po’ dappertutto.

Per il sabato sera, visto che abbiamo lo stadio proprio dietro casa, optiamo per non lasciarci sfuggire l’occasionissima di assistere al tanto atteso derby DNIPRO-METALLIST (anche se il Metallist è della città di Kharkhiv che dista 230 kilometri), con ingresso gentilmente offerto dai capi ultras del Dnipro con cui facciamo conoscenza fuori dello Stadio. Saputo che siamo italiani siamo subito eletti invitati speciali nel cuore della curva Nord, con la quale cantiamo cori e alziamo striscioni per lo più a noi incomprensibili. I presenti notano la presenza di due facce “non conosciute” ma il fatto che siamo accompagnati al suo interno direttamente dai capi ovviamente non induce nessuno a porre la benché minima opposizione. La curva comunque si rivela molto “tranquilla” per i canoni che abbiamo in Italia, nessun problema al suo interno, cori, esultanze e quant’altro si svolgono tutti molto tranquillamente, nessun coinvolgimento politico apparente di nessun tipo, il tutto sotto gli occhi vigili della nutrita pattuglia di miliziani sottostante, che però non è in assetto da guerra come siamo abituati a vedere in Italia. In particolare l’addetto al megafono e capo-cori, un ragazzo dall’aspetto tutt’altro che truce ma che sembra davvero contare più di tutti lì dentro e che mastica un po’ di inglese, è quello che ci prende più in simpatia, si intrattiene un po’ con noi anche nell’intervallo e scende dalla sua postazione appositamente per venirci ad abbracciare al gol del Dnipro che però verrà poi annullato.

Per la cronaca, la squadra locale perde infatti 0-1 e decidiamo quindi di non dilungarci troppo nello stadio dopo la partita prima che qualcuno veda in noi qualche probabile elemento menagramo. Non si verifica comunque nessun problema di alcun genere sia dentro che fuori lo stadio. Alcune tifoserie italiane dovrebbero ahimè imparare perfino da quelle Ucraine! L’incontro difatti è di cartello (il Dnipro è primo in classifica), anche se il livello tecnico-tattico (va detto il vero) è forse equiparabile senza esagerare ad una nostra 1°/2° categoria. Altra nota, pare sia vietatissimo portare all’interno dello stadio le sigarette (?!?!) in quanto vediamo all’ingresso intransigenti miliziani alleggerirne senza troppi fronzoli alcuni ignari spettatori.

L'appartamento ci viene qui trovato dal nostro contatto locale di cui sopra, lungo la via Pushkina.

venerdì 10 settembre 2010

NOI CHE ABBIAMO VISTO DNIPROPETROVSK (I survived a tour in Ukraine) - Chapter II

KIEV 10/11/12 agosto – Per motivi logistici di tempo/itinerario abbiamo dovuto affrontare la capitale (ove arriviamo col primo nostro spostamento notturno in treno) durante la settimana, da martedì a giovedì, confidando potesse garantire più di altri posti una vita notturna comunque accettabile, speranza poi rivelatasi disattesa.

Come tutte le capitali, Kiev è una città grande, con tutto ciò che ne consegue, diversa da Lviv, visitabile anche questa in un paio di giorni pieni o tre. Da visitare, nell’ordine, la centrale Maydan Nezalezhnosti (piazza dell’Indipendenza) e la Vulytsia Khreshchatyke, l’altrettanto centrale vialone che la taglia in due, tutta l’area tra i monasteri di San Michele e Santa Sofia (visitabili internamente), la zona del Verkhovna Rada (il Parlamento) risalendo un po’ alle spalle della Maydan) per poi proseguire con lo Stadio della Dynamo (quello nuovo della Reppublica lo troviamo in piena ristrutturazione) fino a giungere al monumento dell’Amicizia delle Nazioni per celebrare l’unificazione tra Russa e Ucraina del 1654. La guida si sofferma anche su altre “attrazioni” turistiche che però noi troviamo pressoché poco degne di nota (vedi la riflessione fatta per il cimitero di Lviv di cui sopra). Cattedrale di San Volodymir, Università di Kiev e statua di Lenin (sotto la quale campeggia la tenda ornata delle immancabili bandiere rosse ove all’interno dormono alcuni nostalgici) chiudono l’itinerario. Facciamo una visita anche al locale Museo di Chornobyl, “commemorativo” della nota catastrofe nucleare del 1986. Non molto grande e nulla di trascendentale (credo meglio forse visitare direttamente l’area e la centrale se veramente interessati) ma comunque a suo modo suggestivo con le foto di quei momenti e di parte delle persone e dei bambini che morirono in seguito a quel disastro.

Una giornata la dedichiamo alla visita del complesso di Lavra, il luogo forse più sacro del paese, meta di turisti e pellegrini ortodossi dediti alla purificazione dello spirito. Divisa su due livelli uno superiore e uno inferiore, nel primo vi è un complesso di chiese dalle cupole dorate, il secondo contiene le lugubri grotte costituite da stretti cunicoli visitabili al lume di candela, al cui interno sono presenti le teche con vari monaci mummificati (debitamente ricoperti), sopra le quali alcune fedeli presenti piangono, si disperano e pregano, non senza un nostro certo qual senso di preoccupazione e apprensione. Gillo prova anche a bere l’acqua benedetta e purificatrice che sgorga dai rubinetti di un paio di lavabi in pietra appena ai margini del complesso e pare non abbia avuto poi nessuna disfunzione intestinale ... ma neanche repentine folgorazioni sulla via di Damasco o ravvedimenti spirituali :)

Come detto, la vita notturna non ci arride troppo. Tentiamo la carta del lungo-fiume (Nabrejna) trovando i vari locali “attraccati” sul molo abbastanza vuoti per poi finire in quello che si rivela uno strip-club … poco male, ci rifacciamo gli occhi e passiamo una serata meno peggio di altre :) Un po’ per scelta evitiamo di “perder tempo” nella ricerca in giro per la città delle disco più rinomate ma dove anche ci risulta più dedita la pratica del dress/face-control e il rischio anche qui di trovare vuoto … magari a posteriori sbagliando.

L’ultima sera ci affidiamo al Caribbean, il cui nome e referenze ci evocano ritmi e sapori a noi più consoni. E infatti così è. Lo troviamo solo grazie l’aiuto di tre ragazze (o almeno una sola in quanto le altre non ci filano di striscio) già abbastanza alticce a cui chiediamo lumi per strada e anche loro dirette lì. Il locale non è grandissimo, il deejay dispensa sapientemente salse, merengue, reggaeton e musica latina varia dall’interno do una Cadillac del ’52, il caldo e l’afa sono abbastanza opprimenti nonostante le bocche di aria che sparano direttamente in pista. Il tempo per capire il “giro del fumo” (a proposito, in Ucraina si può fumare nei locali pubblici) e le tre ragazze si sono già dileguate al bancone non degnandoci più del minimo sguardo. Ci buttiamo nelle danze ma, a parte le fugaci attenzioni (debitamente ignorate) di due discutibili bellezze locali anche loro per lo più alticce, non combiniamo molto, salutiamo il Caribbean e Kiev e ce ne torniamo in branda in attesa del treno delle 7 del mattino dopo per Dnipropetrovsk.

Alloggio trovato con http://apartment-kiev.com in posizione centrale vicino la Piazza Indipendenza. Pochi fronzoli, essenziali, ma buon servizio.

giovedì 2 settembre 2010

NOI CHE ABBIAMO VISTO DNIPROPETROVSK (I survived a tour in Ukraine) - Chapter I

Genesi – Prima di partire, molti mi chiedevano tra il meravigliato e lo schifato il perché di una vacanza in Ucraina. Adesso che sono tornato molti mi chiedono con insistenza come è andata. Evidentemente l’Ucraina in fondo in fondo evoca quantomeno anche molta curiosità ;) In effetti la scelta ricade su questo paese in seguito a diverse ragioni: 1) per vari motivi sfuma la meta principale inizialmente messa nel mirino: 2) una volta deciso di rimanere in Europa, poche sono ormai le terre inesplorate e l’Ucraina è quella che desta maggiormente la mia curiosità e suggestione 3) ristrettezza di tempi e presenza in loco di contatti che possono aiutare l’impresa. Dopo due anni di separazione “forzata” (nessun impedimento legale), rifaccio coppia con Gillo, l’unico nel giro che ha forse l’incoscienza di seguirmi sempre in queste imprese a volte dal gusto “improbabile”. Si prenotano i voli con arrivo a Lviv e ritorno da Odessa e come sempre si butta giù un itinerario prenotando l’alloggio per i primi giorni, tutto il resto verrà da sé... LVIV 07/08/09 agosto - Arriviamo con volo Carpatair con scalo a Timosoara. L’aeroporto di Lviv è, a suo modo, qualcosa di spettacolare. Arrivando con l’aereo sembra di atterrare in una grande piazza dove campeggia quella che sembra più che altro una piccola stazione dei treni. L’interno è un singolo stanzone dove tutto è rigorosamente in legno e contenente insieme il controllo passaporti (dove gli zelanti funzionari si fanno due risate guardando la foto di Gillo) e il controllo bagagli: due passi e sei già nella sala d’attesa dove troviamo Serhyi (Sergio per gli italiani), il nostro “padrone di casa” che parla anche benissimo l’italiano, altri due passi e sei già fuori la stazion … ehm … l’aeroporto. Purtroppo Sergio ci dice che, visti gli imminenti Campionati Europei di Calcio del 2012, questo aeroporto verrà sostituito da uno più “moderno” (o meglio da un aeroporto vero e proprio direi io  ). Lviv è una città gradevole e piacevole da visitare in 2-3 giorni. Architettonicamente più vicina alla mitteleuropa con forti influenze dalla vicina Polonia, anche per quanto riguarda la vita sociale e il carattere delle persone (un po’ più inclini al rapporto interpersonale). Qui, come in tutta la parte occidentale, è più forte il senso nazionale di indipendenza verso la madre Russia, ci tengono a definirsi “ucraini”, a parlare “ucraino” e non russo e a non rimpiangere il passato comunista. Lo stesso nome della città va pronunciato Lviv se vi trovate da queste parti, mentre è Lvov nella versione russa (che ovviamente qui vi verrà sempre immancabilmente corretta). Arriviamo nel pomeriggio e, svolte le pratiche per sistemarci e acquistati subito con l’aiuto di Sergio i biglietti per il treno Lviv-Kiev da lì a tre giorni (non c’è bisogno di andare in stazione, esiste un’altra biglietteria in centro), pronti via, siamo già fuori in città e rischiamo subito la sbronza pesante, complice anche la stanchezza della lunga giornata di viaggio. Dopo una camminata sulla centralissima Prospekt Svobody (dove abbiamo l’appartamento) dominata dal Teatro dell’Opera e resi i nostri doverosi omaggi all’onnipresente statua di Taras Shevchenko (scrittore-eroe nazionale) approdiamo in un baretto dei vicoli del centro dove ci facciamo due birre facendo conoscenza con la birra locale Lvivske. Mi affaccio all’uscita è lì al tavolino all’aperto ci sono Vladìmir e Bogdan, due simpatici locali sulla cinquantina che pasteggiano a vodka e altri intrugli vari. Ovviamente è un attimo e siamo già invitati al loro tavolo e ci vengono offerti vodka e caffè. Ciancicando il mio russo che cmq è sempre meglio del loro inglese, riusciamo a intrattenerci per un buon 45 minuti con loro arrivando a “parlare” immancabilmente di calcio, finché il buon Vladìmir mi dice di aspettare che ha un regalo per me da prendere a casa sua e torna orgogliosissimo dopo 10 minuti con la sciarpa del Karpati, la squadra di calcio locale e me ne fa dono. Intanto dal caldo torrido si è passati alla pioggia. Seguendo gli itinerari consigliati dalla Lonely Planet, va segnalato che il castello che dovrebbe essere ai picchi di un colle cittadino in realtà non c’è (o non c’è più) e il tutto si esaurisce in un vessillo nazionale issato da un picco da dove si “gode” del panorama cittadino. Lì comunque conosciamo Silvia e Gerli, la prima spagnola la seconda estone, che vivono a Londra e che stanno seguendo anche loro lo stesso itinerario. Proseguiamo con loro la giornata e la serata raggiunti poi anche da Sergio per la visita al festival Folk che si tiene al Museo “open air” di architettura popolare e vita rurale, la cena e quattro salti in un disco-pub cittadino. Altra segnalazione della guida, la visita al cimitero Lichakivske ove vengono conservate, tra le altre, le spoglie di alcuni personaggi celebri della storia nazionale, politici (Ivan Franko), sportivi (Viktor Chukarin) o del mondo della cultura (la cantante lirica Sollomiyha Krushlenytska). Ovviamente il fatto che una guida turistica (anche tra le più affidabili) segnali un cimitero come luogo di interesse locale può indurre qualcuno a tirare le proprie legittime conclusioni circa la “bontà turistica” del luogo in questione. Proseguendo nell’itinerario, tra le varie chiese, da segnalare le fortificazioni medievali nel cui cortile si trovano la Chiesa e il Monastero bernardini e i numerosi matrimoni che si svolgono in città, a volte anche in serie uno dopo l’altro nella stessa chiesa … con la crisi matrimoniale che c’è in Italia! Decidiamo di acquistare nella biglietteria di cui sopra anche i biglietti del treno Kiev-Dnipropetrovsk tanto per metterci al sicuro da sorprese e, tanto per non sbagliarci, siccome stavolta siamo da soli opto per chiedere spudoratamente l’aiuto di una ragazza seduta in attesa e che conosce sufficientemente l’inglese … da soli sarebbe stata impresa davvero ardua! (e comunque lo è anche con l’ausilio della giovane “volontaria”)
La sera del treno per Kiev ovviamente comincia a diluviare pesantemente 50 metri prima del nostro ingresso in stazione e, sempre ovviamente, la nostra carrozza NON è tra quelle al riparo. Anche la severissima capo-vagone deve cedere davanti all’evidente nostra impossibilità a salire direttamente dal nostro vagone, in compenso dobbiamo farci quasi tutto il treno con i bagagli nello strettissimo corridoio in un bagno misto di sudore e pioggia. Seguono mie imprecazioni mentre mi faccio largo smoccolando tra gli altri passeggeri che, altrettanto ovviamente, si guardano bene dal liberare il passaggio al mio arrivo.
Vita serale discreta, senza esagerare. Abbiamo "testato" le discoteche Fashion, che passa per essere quella più "in" e dove l'età e l'avvenenza delle ragazze sono più alte (ovviamente noi risultiamo invisibili alle astanti) e il Millennium, dove ci buttiamo a notte inoltrata trovandola praticamente semivuota, frequentata più che altro da un'età media più bassa.
Alloggio tramite http://www.viaggiolviv.com : gestisce il tutto Serhyi (per gli italiani Sergio di cui sopra), un ragazzo giovane e simpatico che parla anche italiano; può fare da guida, servizio transfer e altro che possa servire, anche se non è il turismo la sua attività principale. A noi ha fornito un bell’appartamento in pieno centro (Prospekt Svobody) con vista sul Teatro dell’Opera.