domenica 19 maggio 2013

DENTRO LA STRISCIA / Viaggio in Palestina e Israele (1a parte)

GENESI

Tutto ha inizio a fine gennaio 2013. Una cooperativa locale, solita ad organizzare periodicamente appuntamenti “etnici”, organizza una cena palestinese alla quale prendo parte con gli amici. Lì c’è Serena che ci illustra le attività della ONG Vento di Terra che opera proprio in Palestina e Cisgiordania e ci parla di queste terre tormentate.
(* Sulla Questione Palestinese qui e qui )
Poco più di un mese dopo veniamo a conoscenza che VDT organizza ad aprile un viaggio/missione di una settimana, proprio in visita a questi progetti unito ad un canonico turismo ai “luoghi sacri”. Nel programma è prevista l’entrata in Gaza, un nome che evoca da subito tante brutture sentite o lette solo su tv e giornali ma proprio per questo anche tanto “stimolante”.
Io e l’amico Obe, con cui già stavo paventando una trasferta per i medesimi giorni, ci consultiamo e pressoché immediatamente abbandoniamo i nostri progetti caraibici ancora in fase embrionale aderendo decisamente all’iniziativa, pur con tutte le perplessità che il caso impone; la voglia di toccare con mano, vedere coi nostri occhi, renderci diretti testimoni, per quanto possibile, di quanto finora solo più o meno distrattamente letto e visto sui mass media è decisamente più forte.
VDT svolge tutta la laboriosa burocrazia del caso e alla fine Serena ci annuncia felice via mail “Abbiamo i permessi per Gaza!”.


MERCOLEDI’ 24 APRILE

Partenza da Malpensa alle 22.35 con ELAL, compagnia di bandiera israeliana, e ritrovo alle 19.40 per via dei lunghi controlli e “interviste” di rito, vista la destinazione. Siamo in 15 (oltre me, Obe e Serena ci sono Patrizia, Alberto, Grazia, Gilberto, Rosanna, Laura&Claudio, Paola riminese, Paola milanese, Mariateresa, Maria&Ludovico) e il gruppo è variegato, per età, professioni ed esperienze personali, di viaggio e non. C’è anche chi è già stato in Israele. Nonostante questa varietà, il gruppo si rivelerà poi molto affiatato e funzionale, nonché mosso in toto da uno stesso spirito comune.
I controlli in aeroporto si confermano lunghi e minuziosi e giustificano ampiamente le 3 ore di anticipo sul volo. Solerti funzionari dai modi gentili ci interrogano individualmente seduta stante sui motivi del viaggio, le professioni ecc … ad alcuni di noi vengono già controllati i bagagli, a me (i cui tratti somatici mediterranei e vagamente arabeggianti in questa sede non aiutano) viene fatta firmare una carta con la quale “concedo” (dovendo levare il lucchetto che avevo apposto) il controllo dei miei bagagli in mia assenza (zaino a mano compreso) pena la riserva a permettermi la partenza. Lo zaino mi verrà restituito al gate di imbarco e tutto questo, dicono, “per la MIA sicurezza”(?).
Al gate veniamo sottoposti ad altri controlli e trattenuti nuovamente sotto lo sguardo vigilissimo e intransigente delle gentili funzionarie che non ci staccano gli occhi di dosso controllando perfino se nell’attesa parliamo tra di noi e se ci scambiamo qualsivoglia oggetto. Ci impediscono anche contatti con esterni a questo gruppo “esclusivo”.
Alla fine riusciamo a partire, 4 ore di volo e arriviamo all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv a notte fonda, intorno le 3.30, dove ci attende Mahmoud che col suo pulmino ci scorazzerà In Israele e Cisgiordania diventando di fatto parte tanto riservata quanto integrante del gruppo.
Guadagniamo le camere e soprattutto i letti presso l’Hotel Victoria a Gerusalemme Est (Al-Quds in arabo) quando sono già intorno le 5 per una meritata e corposa dormita di ben … 4 ore!


GIOVEDI’ 25 APRILE

In Italia si festeggia la Liberazione e la Resistenza, parola quest'ultima che da queste parti, ahimè, mi sembra assumere ancora la sua più autentica e soprattutto tangibile valenza. Sveglia, colazione e partenza a piedi per un primo giorno di “conoscenza” di Gerusalemme. Il clima è e rimarrà sempre bellissimo, ideale, costantemente soleggiato, pure troppo (a tratti mi lacrimano gli occhi per la rifrazione della luce sugli edifici rigorosamente in pietra chiara), cielo perennemente sgombro da nuvole (ne conterò forse un paio per tutta la durata del viaggio) ma anche ventilato e quindi non umido. Ci cospargiamo preventivamente con un po’ di crema solare.
Porta di Damasco
Raggiungiamo la Porta di Damasco e da lì entriamo direttamente nel Suq Arabo (o souk che dir si voglia) che percorriamo in toto anche lungo la Via Dolorosa e le sue stazioni della Via Crucis (c’è anche chi la percorre con croci in spalla! :/) fino a sfociare al Cardo Romano (sti romani sono arrivati davvero dappertutto!) e nel quartiere ebraico culminante nella moderna Sinagoga Beit Yakoov. Subito ci pare lampante la differenza di mondi confinanti, anzi, s-confinanti tra loro: il suq arabo col suo dedalo caotico di vie e viuzze, bancarelle e merce di ogni genere (nessuno mai è però insistente o vagamente molesto) e pochi metri al di fuori di questo l’ordine, la fioritura e il florilegio di bandiere con la stella di David del quartiere ebraico. Questo contrasto ci sarà visibile per tutto il nostro viaggio anche se in contesti diversi. Lo spaesamento unito all’emergente sensazione (a tratti poi quasi tangibile) di essere sempre e comunque sorvegliati, deve essere palese sui nostri volti, tanto che un simpatico signorotto barbuto che ci passa di fianco ci esorta simpaticamente a sorridere.
Muro del pianto (Kotel)
Sbuchiamo nella vasta area del Muro del Pianto (o Kotel, come lo chiamano gli ebrei: il muro occidentale del tempio) e della Spianata delle Moschee, tutte e due lì, uno sotto all’altra. Visitiamo il Muro indossando una Kippah posticcia che viene distribuita appena prima di approssimarvisi. Contrastano la solennità di chi, seduto o in piedi, con la tipica "divisa" ebraica e non, poggia dondolante il capo al muro in preghiera e il festoso frastuono a pochi metri di distanza provenienti da un paio di Bar Mitzvah in corso. Vista la lunga coda, lasciamo la Spianata per il nostro ritorno a Gerusalemme alla fine del viaggio.
Ci rituffiamo nel suq per pranzare in un localino tipico e alla mano dove abbiamo il primo approccio col cibo locale, che costituirà giocoforza la nostra dieta per tutta la durata del viaggio: riso, spezie varie, hummus, insalatine, Mansaf, yogurt, falafel  e succhi vari rigorosamente analcolici :) Notiamo la singolare “usanza” degli arabi di Gerusalemme di tenere al muro di abitazioni e negozi molte gabbiette con uccellini canterini. Chiedendo a un barbiere di fronte al nostro Hotel anche lui con la gabbietta al muro, mi spiega che questi sono una particolare tipologia di uccellini diversi dai canarini e che il Governo Israeliano vieta di tenere in gabbia.  “Quindi in questo momento …” gli dico ridendo “tu saresti fuorilegge” … e lui, ridendo, annuisce. Certo l’immagine di tutti questi uccellini che cantano nelle loro gabbie mi risulta subito molto emblematica di questo popolo.
Finito di pranzare riprendiamo la Via Dolorosa fino alla Porta dei Leoni e da lì sbuchiamo al Cimitero Arabo, lasciato purtroppo all’incuria e alla trascuratezza. Da qui, anche, si gode di un bel panorama su tutta la città e sul dirimpettaio Cimitero Ebraico sull’altro colle. Una rapida sosta rigenerante all’ombra di un albero e si riparte fino all’Orto del Getsemani con l’adiacente Grotta e Chiesa, dove si sta celebrando messa in italiano.
Il Muro della vergogna
Rimontiamo sulla Mahmoud-mobile che è venuta a prelevarci e ci spostiamo nella periferia cittadina fino ai piedi del Muro che separa la città dai suoi sobborghi arabi. Qui l’impatto è abbastanza forte, è il primo imponente segno della segregazione palestinese davanti a cui ci troviamo. Scatta automatica in tutti l’indignazione  che sfocia nei primi animati dibattiti interni al gruppo (ovviamente sempre presenti durante tutto il viaggio) e, personalmente, la profonda e sincera VERGOGNA verso il genere umano.
Percorriamo l’altissimo muro per un tratto in salita, salutiamo e ci soffermiamo con qualche bambino che gioca in strada, ci saluta e ci dà il benvenuto (tutti gli arabi indistintamente ci daranno il benvenuto durante tutto il nostro viaggio). Arriviamo così al Cimitero Ebraico sul colle opposto a quello arabo di poco prima. La vista della città e di tutta la Spianata delle Moschee è qui ancor più suggestiva.
Luna piena a Gerusalemme
Torniamo in hotel per una doccia ristoratrice e poi ceniamo al vicino ristorante Al Azhar (Le rose) dove incontriamo altri ragazzi di VDT impegnati in Palestina e Cisgiordania (e che rivedremo nei giorni seguenti) e Dario, sempre di VDT, che ci farà da cicerone per tutta la nostra permanenza nella Striscia di Gaza. Sarà la stanchezza, le poche ore di sonno e le tante ore sotto il sole battente, ma non mi sento proprio al 100%, quindi sono tra i primi a ritirarsi a malincuore e guadagnare il letto per una più corposa dormita. La finestra della nostra camera mostra un suggestivo skyline di Gerusalemme Est sotto la luna piena.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Bravo fratellino, ottimo reportage.

Rosanna ha detto...

Nick sei troppo forte! Ti devo molto ringraziare perche' sai davvero ricreare atmosfere oltre a fare cronaca. Continua ti prego che serve anche a noi!
Rosanna

Patrizia ha detto...

Nik ti devo doppiamente ringraziare: 1°perchè dopo il rientro dal viggio anch'io mi ero riproposta di scrivere un diario dettagliato utilizzando gli appunti presi sul posto, ma poi dal giorno stesso del rientro sono stata continuamente assorbita nell'assistenza di una mia cara zia che purtroppo è poi anche morta in questi giorni e il progetto del diario si è allontanato. 2° Perchè presa dal gran trambusto e dall'impegno fisico ed emotivo che mi era richiesto, stavo anche dimenticando i vissuti e le atmosfere di quei giorni che tu invece hai saputo perfettamente ricreare e farmi rivivere. Ecco il perchè del mio doppio grazie! Bravo NIk,buona continuazione...Patrizia

Anonimo ha detto...

Bravo Nick! Che bello rileggere le esperienze comuni. In attesa impaziente della prosecuzione. Gilberto

Doctvs ha detto...

Grande Nick, leggo con curiosità ed interesse il tuo appassionante resoconto. A presto, carissimo! ;)